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La certificazione Halal: tutto quello che c’è da sapere su un ente certificatore

Quando si pensa alla certificazione Halal, ci si trova spesso di fronte ad un argomento di cui si sa poco: come funzioni, quali siano le basi, con che standard ci si debba confrontare e che valore abbia, sono tutte informazioni che in molti casi sia aziende che consumatori non hanno presente, e che spesso e volentieri non vengono fornite loro, per approssimazione o addirittura per convenienza.

Poiché uno dei valori più importanti nell’ottica Halal è proprio la trasparenza, noi di WHA intendiamo con il seguente articolo offrire un servizio divulgativo di linee guida generali, da tenere presente quando si valuta il servizio di un ente di certificazione.

Le caratteristiche essenziali

Perché un ente di certificazione possa definirsi tale, deve avere la possibilità – ovviamente – di certificare i prodotti di un’azienda come Halal, e per farlo deve essere in possesso di accreditamenti presso gli enti che si occupano della produzione di norme tecniche nel campo dell’Halal.

Infatti, come in tutti gli ambiti in cui vi è  la necessità di certificazione, gli enti di accreditamento esistono per definire gli standard tecnici da rispettare per conferire a determinati prodotti di essere certificati in una data maniera: un esempio generale sono gli standard dell’ISO, organizzazione internazionale che si occupa della produzione di norme tecniche per tutti i settori di mercato, alle quali gli enti certificatori di tutti i tipi devono attenersi perché una qualunque loro certificazione possa avere valore.

Gli enti di accreditamento svolgono sia la funzione di normazione che di controllo degli enti di certificazione: se un’organizzazione dichiara di rilasciare delle certificazioni Halal sui prodotti, questa deve dimostrare che lo fa sulla base degli standard degli enti di accreditamento competenti in materia, e che tali enti riconoscono il suo operato come conforme agli standard Halal, di conseguenza valido.

Una certificazione senza accreditamenti non ha alcun valore, e questo sul piano commerciale fa un’enorme differenza, poiché un prodotto certificato Halal da un ente senza accreditamenti non viene riconosciuto come tale nel mercato, dunque non può essere commercializzato dove viene richiesto il rispetto degli standard tecnici ufficiali dell’Halal.

Inoltre, il rischio è quello di compromettere le proprie possibilità di partnership commerciali, poiché eventuali terzisti non andranno a investire su un prodotto che non possono distribuire a loro volta, e i consumatori tenderanno ad evitare le merci certificate con un ente inaffidabile, favorendo invece quelle con un marchio Halal autorevole.

I requisiti minimi del servizio

Perché un servizio di certificazione sia condotto seriamente, deve presentare delle procedure basilari nel suo iter che sono irrinunciabili per un ente di certificazione autorevole e valido.

Analisi di documenti e stabilimenti di produzione: senza un procedimento di analisi rigoroso, che porta all’individuazione (e documentazione) delle criticità presenti nella produzione in oggetto – e alla risoluzione delle stesse mediante l’implementazione di un sistema di gestione, con il supporto dell’ente, volto ad ottenere e mantenere lo status Halal dei prodotti – la certificazione non può avere valore (riconoscibile dagli enti di accreditamento) in quanto non sussiste l’operazione concreta di analisi per la certificazione.

Senza un rapporto approfondito sulle linee di produzione, infatti, non esiste la possibilità di verificare, e valutare, la conformità agli standard di riferimento per i prodotti che si intende certificare.

Per questo requisito è dunque indispensabile avere del personale apposito che condurrà tutte le esaminazioni necessarie, stilando poi un rapporto che dovrà essere valutato da un altro organo interno all’ente, incaricato di verificare e convalidare l’analisi consegnatagli, sulla base di un confronto minuzioso con le norme dello standard Halal da rispettare.

Analisi conclusiva del comitato per la certificazione: questa fase, molto delicata, è indispensabile per avere la garanzia dell’effettivo rispetto degli standard Halal a cui ci si deve attenere.

Infatti, il comitato per la certificazione è un reparto interno all’ente che si occupa di rivalutare il rapporto dei tecnici che hanno condotto l’analisi presso l’azienda cliente, e verifica minuziosamente che tutti i passaggi siano conformi agli standard tecnici e ai prìncipi Halal su cui si basa la certificazione.

Senza questo procedimento, non ci può essere una garanzia concreta che l’analisi effettuata rispetti lo standard Halal di riferimento, e proprio per questo motivo gli enti di accreditamento non riconoscono le organizzazioni che non conducono anche questo livello di verifica.

Costi e benefici

Dopo aver constatato che le caratteristiche appena esposte sono quelle indispensabili per rendere valida una certificazione Halal, va dunque posta attenzione sulle seguenti considerazioni:

  • Un ente inaffidabile spesso presenta tariffe inferiori perché non spende per la corretta erogazione del suo servizio: infatti, se non si conducono analisi rigorose, se non si rispettano le procedure corrette e non si ottiene il riconoscimento dagli enti di accreditamento, si stanno tagliando i costi di tutte queste fasi nel processo di certificazione, e si sta dunque offrendo un servizio fittizio che non dà alcun valore aggiunto ai prodotti, e non li rende Halal, né dal punto di vista religioso né dal punto di vista tecnico e commerciale.

 

  • Un ente autorevole offre invece un servizio onesto e di qualità, i cui costi sono la corretta valorizzazione di tutte le fasi di certificazione, e del lavoro rigoroso e competente svolto dal personale: questo si traduce in una certificazione valida, riconosciuta dagli enti di accreditamento e ricercata dai consumatori, che porta di conseguenza ad un’effettiva espansione del proprio mercato e a numerose opportunità di partnership nei Paesi in cui gli standard Halal sono tenuti in considerazione.

 

Conclusione

È fondamentale acquisire una consapevolezza maggiore nel tipo di certificazione che si intende applicare, poiché i rischi di una certificazione inadeguata, non conforme agli standard, sono molteplici, e vanno da una non tutela del consumatore finale a un danno d’immagine per l’azienda.

Oltretutto, ciò può comportare una perdita di denaro legata poi al bisogno di ripetere l’iter di certificazione con un ente autorevole, in quanto la necessità di penetrare il mercato Halal non viene soddisfatta dall’ente certificatore inaffidabile.

Non è raro che le perdite siano considerevoli, a causa di blocchi in dogana, assenza di terzisti e altri partner commerciali disposti a smerciare i prodotti, bassa domanda da parte dei consumatori che tendono a prediligere marchi più affidabili, e altri disagi legati all’effettiva mancanza di valore tecnico delle certificazioni erogate da enti poco rigorosi.

Tanto nell’ottica del risparmio quanto in quella di un guadagno reale, è dunque prioritario per le aziende che intendono certificarsi Halal verificare sempre le modalità di lavoro degli enti a cui si rivolgono, così da tutelare i propri interessi commerciali e avviare una partnership proficua, con un’organizzazione affidabile e competente.

 

 

 

 

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